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FILOCALIA OCCIDENTALIS II: PER IMPARARE A PREGARE

 

È uscito il secondo volume (di tre) della Filocalia Occidentalis, un'opera di importanza epocale che raccoglie i testi dei Padri occidentali, da Tertulliano al certosino Guigo II, con l’inserzione di due autori orientali, Evagrio Pontico e Isacco di Monteluco.

 

Ogni volta che una nazione o il mondo intero vivono una profonda crisi, occorre certamente analizzare a fondo le cause sociali, politiche, economiche, antropologiche; insomma le cause seconde. La fede però ci spinge più a fondo, a rintracciare una causa ultima, che non è valida solo per chi ha la fede, ma per tutti, che lo si riconosca o meno.

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? [...] Voi siete la luce del mondo» (Mt. 5, 13-14). Così Gesù si rivolge ai suoi discepoli, non perché faccia affidamento sulle loro virtù o sulle loro capacità, ma perché Egli sa che l’unione intima con Lui stesso che è Sapienza incarnata e Luce del mondo, trasformerà i suoi in sale e luce per il mondo. Ontologicamente.

Dunque, quando il mondo non sa più di niente e sprofonda nelle tenebre, è inutile prendersela con il mondo. Ed ancor peggio è andargli dietro. Occorre tornare a Cristo, per essere da Lui nuovamente purificati, abitati, trasformati. La storia della Chiesa è la testimonianza di come avvengano le vere riforme del mondo e della Chiesa stessa, una storia che altro non è se non il prolungamento nei secoli del principio dell’Incarnazione. Dio non si dà propriamente al mondo, non si dà ad una collettività, ma si dà ad una Vergine che ha dilatato totalmente il proprio Cuore purissimo per accoglierlo, che gli ha permesso di agire in Sé, senza riserve. Una Vergine che è tutta preghiera e comunione con Dio.

La premessa è necessaria per capire l’importanza, direi epocale, di una pubblicazione apparsa qualche settimana fa. Si tratta della Filocalia occidentalis (Edizioni Monasterium), o meglio del secondo volume di tre di un’opera unica e quanto mai provvidenziale. I lettori molto probabilmente conosceranno la Filocalia orientale, la cui prima edizione in lingua italiana risale al 1983. Numerose ristampe successive hanno messo a disposizione l’antologia di testi dei grandi Padri orientali, realizzata da Nicodimo Aghiorita, monaco del Monte Athos, e dal vescovo Macario di Corinto. Pubblicata nel 1782, questa raccolta non aveva altro fine che aiutare i cristiani a pregare continuamente, secondo il comando di Gesù: «Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi» (Lc. 18, 1). San Paolo lo ribadisce: «pregate incessantemente» (1Ts. 5, 17). E’ un comando, non una raccomandazione; ed è un comando, perché noi abbiamo bisogno di essere guariti in quella profondità che può essere raggiunta solo dalla preghiera.

Il problema è che noi non sappiamo pregare; abbiamo perciò bisogno di imparare. «In quest’epoca di tenebra e smarrimento, il cammino si fa più facile e l’esito più sicuro se seguiamo un percorso già tracciato da chi ci ha preceduto nella fede, dietro a quegli uomini di preghiera e a quelle guide affidabili che ci illuminano la via fino alla fine. In una Chiesa malata e fiacca, essi ci sono medicina e salute». Con queste parole, padre Michele Di Monte, eremita, curatore della Filocalia Occidentalis, ci esorta a metterci alla scuola di questi grandi maestri, che mai hanno pensato di essere portatori di novità stravaganti, ma, al contrario, hanno voluto custodire e trasmettere quanto a loro volta avevano ricevuto, certi che la tradizione non poteva e non può errare nella fede.

I tre volumi si pongono dunque nella scia della Filocalia orientale, andando però questa volta ad interrogare i Padri della tradizione occidentale, da Tertulliano al certosino Guigo II, con l’inserzione di due autori orientali, Evagrio Pontico e Isacco di Monteluco. Per ciascuno dei cinquanta autori riportati, è presente una breve introduzione storica, seguita dall’antologia dei testi. Un vero tesoro.

Si tratta di un’opera certamente da leggere, ma soprattutto da praticare. La preghiera, nella tradizione dei Padri, è l’opera da compiere per eccellenza, il lavoro proprio del cristiano, la vera medicina per guarire noi e il mondo intero. Già Nicodimo lamentava che quest’opera non era più compresa al suo tempo (siamo nel XVIII secolo!), così tanto avvelenato dal razionalismo illuministico e dal moralismo: «Senza l’incessante ricordo del Signore e senza quella purezza dell’intelletto e del cuore da ogni male che da esso nasce, è impossibile dar frutto. E’ detto infatti: Senza di me non potete far nulla, e ancora: Chi rimane in me, questi porta molto frutto. Da qui deduco con certezza che non c’è altra causa per la quale tanto manchiamo di uomini chiari per santità in vita e dopo morte, e che sono così pochi quelli che si salvano in questo tempo, se non questa: che abbiamo trascurato quest’opera che conduce alla deificazione».

La deificazione, la theosis, diventare Dio: è questa la nostra vocazione. Una chiamata cui rispondere non con la superbia e l’autosufficienza dei nostri progenitori, tentati dal maligno, ma con quell’umiltà e quell’abbandono fiducioso che sono la caratteristica di questa scuola di preghiera incessante. Nicodimo lamentava che ai suoi tempi, si era privi dei libri che aiutavano in questo cammino, alla scuola dei Padri; oggi non è più così. Ma i libri da soli non fanno la santità, né il nostro applicarci al loro contenuto con il solo intelletto porta alla deificazione.


Essi vanno presi, letti, usati come uno strumento per entrare in comunione con coloro che li hanno scri
tti per viverli, tradurli docilmente con perseveranza nella pratica quotidiana, fidandoci della loro guida, senza sottovalutare neppure una virgola. Dobbiamo comprendere che abbiamo bisogno della preghiera, che abbiamo bisogno di imparare a pregare e che questo nostro mondo ha bisogno di essa più che dell’ossigeno. Il grande insegnamento mariano, che è al cuore dell’identità della Chiesa, è proprio questo: facendosi canali purificati della grazia, noi e il mondo verremo salvati dal Dio di ogni misericordia.

 Articolo di L. Scrosati, fonte: La nuova Bussala Quotidiana

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