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UNA LETTURA SUL MONACHESIMO MISSIONARIO


Il titolo suggestivo "La spada e l'orecchio" allude a un passo di una lettera di Alcuino di York indirizzata al re Carlo: “Se la spada è la parola di Dio, perché ha tagliato l’orecchio di un oppositore? Questo significa che l’orecchio infedele è tagliato, ma sarà anche curato e rimesso a nuovo dal tocco della grazia divina” (Alcuino, Ep 136).
Questo libro é un atto di coraggio da parte dell’editore e del curatore di queste biografie di Santi la cui epoca è tanto lontana dalla nostra e soprattutto è un atto di intelligenza ecclesiale: fa riscoprire aspetti inediti di missionarietà nel monachesimo benedettino medievale su cui spesso nutriamo pregiudizi o perlomeno unilateralità di interpretazione.
La vita di Willibrordo scritta da Alcuino di York, quella di Lioba scritta da Rudolfo di Fulda e la biografia di Bonifacio composta da Willibaldo fanno scoprire un anelito autentico e appassionato di evangelizzazione che non solo non contraddice lo spirito del monachesimo benedettino, ma al contrario ne interpreta alcune caratteristiche come la passione per la parola di Dio, il valore della tradizione che lega le generazioni, lo spirito di appartenenza alla Chiesa che apre i legami cenobitici a confini più ampi …. Dalla “peregrinatio” che caratterizza lo spirito del monachesimo celtico si differenzia così lo spirito benededettino che privilegia la stabilità, ma non solo non nega, al contrario include, sia pure con tonalità diverse, l’orientamento missionario.
Fanno riflettere alcune espressioni di Alcuino di York, autore della vita di Willibrordo: sono di una “contemporaneità” impressionante per il rispetto della cultura e della vita dei popoli pagani. Egli in una lettera rivolta a Carlo Magno dice: “dovreste chiedervi se è bene imporre il pesante giogo delle decime a un popolo che non è che agli inizia della fede. Dovremmo chiederci se gli apostoli inviati da Cristo a predicare chiesero mai le decime … Meglio perdere la decima che distruggere la fede” (Ep 110). Del resto le conversioni in massa ottenute con la costrizione e con la violenza hanno come frutto solo il ritorno dei Sassoni al paganesimo e la ribellione ai sacerdoti e missionari cristiani, come si narra negli Annali di Lorsch (MGH, Scriptores pp.114-23).
Alcuino con sorprendente lucidità rispetto alla mentalità del suo tempo osserva che “un uomo può essere attirato alla fede, ma non obbligato … Se il giogo soave di Cristo fosse stato predicato ai Sassoni quanto l’obbligo delle decime, forse non reagirebbero contro il rito del battesimo” (Ep 111). Certo nelle biografie dei Santi qui riportate non c’è sempre una lucida e lineare adesione a tale consapevolezza. A volte lo zelo e il desiderio di guadagnare a Cristo porta alla distruzione degli idoli, al disprezzo degli usi pagani, come si dice nel cap. 10 della vita di Willibrordo o spinge Bonifacio ad affermare che “l’Onnipotente talvolta lo manda a distruggere i luoghi sacri”, ma negli stessi personaggi non mancano comportamenti di testimonianza mite e misericordiosa (VW 20) o di amore fraterno (VB 5). Parla pure all’oggi della Chiesa il coinvolgimento nell’opera missionaria non solo di monaci pastori e vescovi, ma anche di donne consacrate, come Lioba.
Tradurre e offrire alla nostra lettura odierna biografie per lo più antecedentemente ignorate non è solo omaggio alla cultura e alla erudizione. E’ stimolo al desiderio e al coraggio dell’evangelizzazione per la Chiesa di oggi anche nelle forme di vita consacrata che si è portati a considerare solo “contemplativa”, dimenticando che qualsiasi vocazione cristiana, in quanto tale include la dimensione missionaria che evidentemente va calibrata ed espressa con originalità ed essenzialità e con modalità conformi ai carismi di ogni chiamata.

[a cura delle monache benedettine del Monastero san Benedetto di Milano]

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