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GIUSEPPE L'ESICASTA


- di p. Daniele Marletta -

  Oggi si parla molto, anche in occidente, della preghiera del cuore. Se ne parla spesso in modo del tutto peregrino, confondendola con pratiche orientali con cui essa non ha nulla a che fare. Se ne parla, ed è quello che ci dispiace maggiormente, svincolandola da quello che è il suo ambiente naturale: la spiritualità cristiana ortodossa. Gli autori occidentali che ne trattano molto spesso sembrano non conoscerne i presupposti dogmatici, così come sembrano non conoscerne la storia. La preghiera del cuore, così come noi la conosciamo, ha infatti una storia precisa. Essa ha origine nel deserto, al tempo del primo anacoretismo cristiano, si sviluppa nell’ambiente sinaitico, fiorisce in quello athonita. Questa pratica contemplativa ha anche dei precisi presupposti dottrinali che furono mirabilmente esposti da San Gregorio Palamas nei suoi scritti; presupposti, ci sia dato di osservare incidentalmente, del tutto estranei al cristianesimo occidentale per come esso si propone oggi. Se è vero infatti che oriente e occidente cristiani hanno in comune almeno otto secoli di tradizione patristica, è purtroppo anche vero che, nei secoli successivi, di tale patrimonio comune fu conservato molto poco dai cristiani d’occidente. Anche presunti autori ortodossi hanno purtroppo soffiato sul fuoco della confusione, della spiritualità a buon mercato e delle vendite facili, basti pensare agli scritti di Jean Yves Leloup, nei quali è propagandata una contraffazione della preghiera del cuore a uso e consumo del lettore occidentale.
In tale clima di confusione accade però che siano date alla stampa anche opere di un certo valore, e questo ci conforta almeno in parte dalle tonnellate di carta straccia sullo stesso argomento. Questo libro sul Gheron Giuseppe l’esicasta è indubbiamente una di queste opere di valore. Esso ci parla infatti della preghiera del cuore esponendo la vita di un monaco ortodosso, vissuto in semianacoretismo sul Santo Monte, nutrito della tradizione teologica e spirituale ortodossa, senza perdersi nelle solite disquisizioni spiritualistiche che nulla hanno a che vedere con la nostra Chiesa.
L’Anziano Giuseppe, nato nell’isola di Paros nel 1898, divenuto monaco sul Monte Athos e qui addormentatosi nel 1959, è stato certamente una personalità di un certo rilievo nella spiritualità athonita del XX secolo. Fu anche una personalità non esente da contraddizioni, visto da alcuni come un santo da altri come una vittima di illusione spirituale. Il Santo Monte ha avuto nel XX secolo esponenti probabilmente più rappresentativi di lui e di tanti altri che pure hanno trovato anche qui una certa notorietà, ma speriamo che questo libro possa essere di buon auspicio: tante restano ancora le figure della spiritualità esicasta che varrebbe la pena di far meglio conoscere in Italia.


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