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RALLENTIAMO IL PASSO


RALLENTIAMO IL PASSO


Non c’è cammino troppo lungo

 per chi cammina lentamente e senza premura;

non c’è meta troppo lontana

per chi vi si prepara con la pazienza.

(Jean de La Bruyère)


Non so voi, ma per me è estremamente difficile riuscire a vivere nell’esichia, nella calma interiore, nel bel mezzo della confusione del mondo. Le mie giornate si rincorrono tra il lavoro e la famiglia, con tutti quei mille impegni che animano la vita di un genitore di tre figli.

Quando salgo all’eremo degli Angeli, invece, succede che subito mi sento a casa. Trovo l’aria pulita, sia fisicamente che spiritualmente, che a Milano, dove abito, faccio fatica a percepire.

Nella serenità della montagna, le parole, e soprattutto i silenzi, di padre Michele Di Monte mi raggiungono sempre come una ventata di Spirito.

“Padre – gli ho chiesto in una delle mie ultime visite – chi può concedersi il lusso della lentezza in un mondo dove tutti sembriamo costretti a correre? Nessuno, o quasi nessuno!”.

Mi ha risposto: “Dio è lento! Ci ha messo 6 giorni a creare il mondo, quando è evidente che gli sarebbe bastato un istante. E pur potendo affrettare le cose attende con pazienza che l’uomo si converta dal male; è lento all’ira, come ricorda spesso la Sacra Scrittura. L’uomo, al contrario, ha perso tutto in un secondo nell’antico Giardino, perché voleva tutto e subito, senza dover passare da Dio, senza dover dipendere da Lui. In poche parole: era animato dalla fretta! Ma la fretta, e l’inquietudine (sua diretta conseguenza), non vengono dal mondo, dal di fuori, ma dal di dentro. Dal cuore dell’uomo. E questa è una buona notizia, perché allora vuol dire che anche nel caos della vita quotidiana, persino nella “Regione per fare” della Lombardia, possiamo vivere nella santa esichia. Dipende solo da noi. Il Cristo è già alla porta, e bussa. Sta a noi decidere se aprirgli o lasciarlo sull'uscio”.

Arrivato a casa mi sono ricordato di un passaggio scritto dal Vescovo Valerio Lazzeri, nella prefazione a “La via della solitudine” (edizioni Fede & Cultura), che mi piace tornare a condividere con voi: “Un grande certosino del XX secolo, Jean-Baptiste Porion, amava ripetere che “Dio è visibile a occhio nudo. È solo la nudità che ci manca!”. È così! Ci manca di mancare, abbiamo sete e fame di essere assetati e affamati. C’è più da togliere che da aggiungere per arrivare a essere inondati dall’inesauribile e gratuita bontà del Dio vivente. E l’eremita autentico, che in fondo possiamo trovare nell’intimo di ogni vita cristiana giunta a pienezza, non fa che ricordarcelo in ogni istante. Chi ha lasciato tutto per Cristo non è certo per tristezza o per disgusto verso le creature. È stato attirato da una pienezza, che lo ha affascinato. Chi avvicina un tale essere umano percepisce che la promessa del Signore, di cui vive il Santo, vale anche per lui”.

Lentamente, scopro che non è poi così difficile vivere nella quiete se la quiete vive nel mio cuore.

Lo scrittore Luis Sepùlveda, autore di una straordinaria favola intitolata “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, arriva perfino ad attribuire alla lentezza il valore di un comportamento di rottura, di un gesto rivoluzionario. La via dell’esichia, in fondo, in un mondo dove tutto è troppo veloce, non è altro che una nuova forma di resistenza, dove il potere più grande è quello di decidere di fare accasare nel proprio tempo il nostro Signore Gesù Cristo.



un amico dell'Eremo




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