Riproponiamo,
qui di seguito, la bella introduzione che sua Eccellenza monsignor Mario Enrico
Delpini, Arcivescovo di Milano, ha gentilmente accordato al bel volume di M. Di
Monte - S. Garavaglia: Avvento. Le tre
venute del Verbo.
«Uno dice:
“tempo” e subito cade in confusione.
Che cos’è il tempo? Che cosa fa
il tempo?
Uno dice: “tempo” e prova una
specie di risentimento.
Il tempo
infatti “fugge”, cioè è inafferrabile e mi immagino gente che è sempre di corsa
per cercare di afferrarlo, fermarlo, cercare di farlo ragionare perché non
scappi via così in fretta.
Il tempo
logora, cioè consuma i sentimenti, i monumenti, la bellezza delle persone e
delle cose e così finiscono gli amori e si spengono i buoni propositi, così
invecchiano uomini e donne e nessuno si volta più a guardare persone che prima
erano attraenti come seduzioni.
Il tempo “non
c’è” quando servirebbe, cioè sentenzia in modo inappellabile che l’opera
rimanga incompiuta, il lavoro non finito, la persona trascurata, la pratica
rimandata. La giustificazione è indiscutibile, ma irritante: «Non ho tempo, mi
spiace».
Il tempo seppellisce ogni cosa, cioè assomiglia a un buco nero in cui
tutto precipita e scompare. Tutto: la grandezza e la ricchezza, il dolore e
l’amore, la gloria e il disonore, tutto si dimentica e non restano che tracce
labili e frammenti patetici.
Il tempo custodisce l’irrimediabile, cioè
quello che è stato è stato: ne porti le dolorose conseguenze, ma non puoi
cambiarlo. Ti accompagna un senso di colpa e non puoi sottrarti a un sentimento
di vergogna o di rammarico per una parola inopportuna, una scelta sbagliata,
una “figura” umiliante. Non c’è però modo di liberarsene, tutto è fissato in un
passato che ti accusa, ti perseguita e ti tormenta.
Nel tempo abita però una grazia che lo salva
e lo trasfigura: la liturgia, la celebrazione dei santi misteri. Diventa così
“tempo liturgico”: una dimensione che non è più ottusa e noiosa cronologia,
non è più successione meccanica e spietata, non è più scenario indifferente su
cui si consuma il dramma della libertà come una sorta di gioco insignificante.
Il tempo liturgico è fisico e insieme spirituale, è adesso e insieme memoria e
speranza, è rivelazione e insieme nascondimento, è comunione piena e insieme
struggente attesa del compimento. Si potrebbe dire che è “spirituale”: è
l’opera dello Spirito che rende possibile agli abitatori del tempo partecipare
della vita di Dio e vivere nella comunione dei santi.
Le pagine che
don Michele e don Simone offrono ai lettori sono d’aiuto per vivere l’Avvento
che è il tempo liturgico più adatto per fare esperienza del tempo secondo lo
Spirito. Le parole di tanti maestri dello Spirito di ogni tempo e anche del nostro
tempo, come Bunge e altri, ci consigliano e ci guidano non solo come apprezzabili
citazioni, ma piuttosto come voci amiche di persone vive che ci parlano e ci
ascoltano e pregano per noi. Questa è infatti la comunione dei santi.
È per questo che siamo grati don
Michele e a don Simone».
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