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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

L'OBBEDIENZA DEL MONACO

  22. IN EGITTO GLI UFFICI DESTINATI AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ SONO PERMANENT I, E NON DIVISI A SETTIMANE ALTERNATE Tutto questo va riferito, secondo quanto abbiamo già premesso fin dall’inizio, alle consuetudini diffuse in tutto l’Oriente, e tali norme noi dichiariamo che dovrebbero necessariamente essere adottate anche nelle nostre parti. Tuttavia presso gli egiziani, per i quali la massima delle funzioni è quella del lavoro, non è in uso il succedersi vicendevole e distributivo delle settimane, affinché, sotto il pretesto di quel servizio, non vengano tutti distolti dall’attendere alla loro abituale operosità; invece quella funzione di dispensiere e di cuciniere viene affidata ad uno solo dei fratelli, riconosciuto molto esperto, ed egli la esercita in continuità, finché le forze e l’età glielo consentiranno. Di fatto però egli non deve sostenere un grande peso fisico, perché presso gli egiziani non è richiesta una grande cura allo scopo di preparare e cuocere le varie vivande:

RINUNCIARE AL MONDO PER DIVENTARE MONACI

1. INDICAZIONI PER L’ACCETTAZIONE DEGLI ASPIRANTI ALLA VITA MONASTICA NEI MONASTERI DELLA TEBAIDE Dall’esposizione delle norme da osservare per le preghiere e per la recita dei Salmi nelle riunioni di ogni giorno e nei vari monasteri, noi passeremo ora a trattare, per esigenze di ordine progressivo, della formazione di colui che intende rinunciare al mondo. Noi cercheremo anzitutto di esporre brevemente le condizioni poste a coloro che desiderano consacrarsi a Dio nei monasteri, associandovi insieme alcune regole proprie degli egiziani e alcune proprie dei Tabennesiti, il cui monastero si trova nella Tebaide (Nota: A Tabennesi, nell’Alto Egitto, Pacomio aveva fondato nel 323 il suo primo monastero di vita cenobitica.). Questo centro , quanto, per numero, supera tutti gli altri, altrettanto si distingue per il rigore di vita che vi si conduce, poiché in esso più di cinquemila fratelli vivono sotto la direzione di un solo abate, ed è tanta l’obbedienza con cui un numero così straordi